Non potendo convertire al Nucleare la centrale a Porto Tolle, l’obiettivo di Zanonato è subito stato chiarito dallo stesso ministro, e non stupisce che fosse la reviviscenza della conversione a carbone del mostro sul Delta del Po.
Al di là dello scontro tra greenpace e il comitato dei lavoratori della centrale (link al corriere del veneto), giustamente su fronti opposti, farebbe piacere per una volta veder presa in considerazione la situazione complessiva. L’italia in tutti questi anni non si è data un vero piano energetico, e in questo quadro investimenti sulla produzione di energia da fonti che dobbiamo reperire all’estero (carbone, petrolio, gas, uranio) cozza con gli investimenti analoghi ma per fonti di energia disponibili sul territorio (sole, vento, biomasse), e giustamente a molti piacerebbe avere indicazioni su quale strategia l’Italia vuole adottare, in primis Enel.
Nello specifico di Porto Tolle, a parte la mostruosità di una centrale a carbone in un parco naturale, anche se in misura attenuata vale quello che valeva per l’ipotesi della centrale nucleare: serve acqua per il raffreddamento, che viene reimmessa nel Delta inquinata se non altro termicamente. In caso di siccità, ormai così frequente negli ultimi anni, bisognerà scegliere tra spegnere la centrale e il condizionatore per i blackout o lasciar bruciare i raccolti e far pagare ai contadini lo stipendio dei 220 lavoratori della centrale.
I toni aspri dello scontro tra lavoro ed ecologia sono costruiti e fomentati da quanti non vogliono capire che non c’è nessuna possibilità perché questo modello di sviluppo ci possa sostenere, nel futuro a medio ma anche a breve termine. La barricata è costituita dalla mancata progettazione, per volontà politica, dei percorsi di reimpiego dei lavoratori che operano in settori ormai insostenibili da un punto di vista ambientale, dei percorsi di rivisitazione dei modelli di sviluppo che non possono avere un futuro, per il semplice motivo che l’estensione cementificabile ha il limite fisico della superficie della Regione, l’insalubrità dell’aria ha il limite biologico della soppravvivenza dei suoi abitanti.
Possiamo anche salvare i posti dei lavoratori della centrale in questo modo, ma che prospettiva daremmo ai loro discendenti?