03/12/2024

IL COMUNE HA DATO PARERE NEGATIVO

E ORA ANDAMO AVANTI

Prendiamo atto che la regione ha sposato in pieno le tesi dell’azienda Hestambiente-Hera: la quarta linea non inquina, perché progettata con le “migliori tecnologie esistenti”; brucerà 50.000 tonnellate/anno in più di rifiuti, ma dovrà “Diminuire ulteriormente le emissioni… sia come concentrazioni che come flussi di massa” (ma non si specifica di quanto dovrà diminuire); è il macellaio che dice che la carne è buona.

Anche la riduzione dell’autorizzazione a bruciare 25.000 tonnellate /anno in meno è esattamente calibrata sulle richieste dell’azienda che non riuscirà a bruciare più di 215.000 t/a, come indicato nei loro documenti.

Il divieto di bruciare i percolati contenenti PFAS era scontato, viste le argomentazioni davvero scadenti presentate dall’azienda ed il precedente di Fusina.

Il teleriscaldamento resta uno specchietto per le allodole, dato che non si dice chi e come si accollerà le opere per la distribuzione del calore agli utenti finali: è una opzione che col tempo svanirà, come è svanita per la terza linea, perché non conveniente.

Il fatto che la centralina APS1, in via dell’Internato Ignoto, sia stata la peggiore di Padova nel 2019 e nel 2020 per le polveri fini e ultrafini, non interessa la regione.   Non interessa neppure il fatto che in un’aria così compromessa come quella di Padova – dove il limite massimo giornaliero del PM10 è stato sforato per 87 volte nel 2020 (APS1) e dove la media annuale del PM2,5 (polveri ultrafini, le più pericolose) è stata abbondantemente superata nel 2020 (APS1) – si devono mettere in atto azioni per mitigare e non per aumentare l’inquinamento, perché con questi valori di inquinamento atmosferico e comunque con i valori di poco differenti che si registrano in tutta la città, il danno per la salute degli abitanti è certo.

La quarta linea riverserà in atmosfera, oltre alle micropolveri ed altri inquinanti pericolosi, circa 40.000 t/a di CO2, gas climalterante, però “…Rientrerà nel piano regionale di contenimento delle emissioni e di mitigazione e adattamento del cambiamento climatico”, ma quale piano? Un piano che non esiste, perché l’emergenza climatica non è ancora entrata nella testa dei funzionari regionali, come non esiste alcuna programmazione orientata verso una netta riduzione dei rifiuti che coordini le diverse zone del Veneto, ognuna con differenti livelli di differenziata, fra i quali emergono punte virtuose ma anche situazioni decisamente sotto gli stessi obiettivi di piano 2020, come Padova (nel 2021 si è arrivati al 60% di differenziata, contro un obiettivo regionale fino al 2020 del 76%).   

Si punta ancora a risolvere il problema dei rifiuti bruciandoli o seppellendoli nelle discariche, la cui potenzialità è stata recentemente più che raddoppiata, altro che “Veneto un   modello   di   eccellenza della gestione dei rifiuti a livello europeo”

 A proposito delle migliori tecniche disponibili (BAT), in realtà la quarta linea nasce già vecchia: è la stessa tecnologia della terza linea che risale a più di 10 anni fa. 

Gli impianti che bruciano sono già in declino oggi, tant’è che l’Europa non li finanzia; sono altre le tecnologie veramente avanzate, come abbiamo ribadito nelle osservazioni, cioè quelle del recupero e del riciclo che oltretutto, data la penuria di materie prime che costano e costeranno sempre di più, diventa strategico per la nostra economia.

Il comune di Padova ha finalmente votato No in sede di conferenza dei servizi, benché con scelta dell’ultimo minuto e con nessuna battaglia politica preventiva nei confronti della regione; è un passo in avanti che attendevamo da molti mesi, frutto della lunga battaglia intrapresa dai cittadini un anno fa.

Secondo noi neppure i pareri tecnici dovevano essere rilasciati, il permesso di costruire, ecc., sempre con la motivazione della tutela della salute, per la quale il Sindaco è il primo responsabile e poteva prendersi in pieno questa responsabilità.

In ogni caso adesso ci aspettiamo che il Comune appoggi le nostre azioni di contrasto alla quarta linea, il ricorso al TAR, il biomonitoraggio dei metalli pesanti nelle unghie dei bambini residenti nei quartieri intorno all’inceneritore, confrontati con quelli residenti in aree più lontane.

Ci aspettiamo anche che il Comune imprima un’accelerazione vera alla raccolta differenziata, togliendo la concessione ad APS che non ha rispettato gli impegni del piano regionale, essendo in palese conflitto di interessi, per attuare finalmente la riduzione del secco indifferenziato, che ci consenta di bruciare sempre meno, di chiudere la prima e seconda linea il più presto possibile e di impedire la costruzione della quarta linea.

Al Sindaco diciamo che la sproporzione c’è già perché noi già bruciamo il 65% dei rifiuti inceneriti del Veneto e con la quarta linea la percentuale aumenterà; noi vogliamo invertire la rotta, non che i rifiuti siano bruciati altrove, ma che siano ridotti alla fonte, vogliamo il recupero, riuso, riciclo; vogliamo il porta a porta in tutta la città e la differenziata spinta, fin da ora, per la salvaguardia della salute, dell’ambiente e del clima.

Cittadini, Associazioni e Comitati per il NO alla QUARTA LINEA dell’inceneritore di S. Lazzaro