Versione integrale dell’articolo di Molinari apparso oggi sul “Fatto Quotidiano”
Non mi sarei mai aspettato che proprio il Fatto Quotidiano, il più letto dai movimenti per i beni comuni, ospitasse un articolo come quello a firma di Marco Ponti proprio il giorno dopo la minaccia del governo di “neutralizzare” il referendum sull’acqua pubblica. Un articolo offensivo, che nel titolo chiama l’acqua pubblica “acqua sporca”, dove si plaude la gestione privata di questo bene comune, le gare, il mercato, le tariffe invece della fiscalità generale e si relega la funzione del pubblico all’assistenza dei meno abbienti. Ma sopratutto dove vi traspare un ideologico furore contro la politica e tutto ciò che è pubblico.
Indignazione nel movimento, perché a fronte dell’ennesimo attentato al diritto costituzionale dei cittadini di decidere sui contenuti, si è scelto di ospitare una così dura contestazione ai referendari, accusati (come per il nucleare) di creare“impatti emotivi” per carpire la buona fede degli elettori italiani.
I promotori dei referendum e un milione e quattrocento mila cittadini che li hanno firmati vengono più o meno esplicitamente presentati come funzionali agli interessi di una casta partitica di amministratori corrotti, che vogliono a tutti i costi bloccare il “giusto” ricorso alle gare e il passaggio alle “sane” ed efficienti gestioni private che la legge Ronchi impone.
L’autore disquisisce sul concetto di “servizio universale”, cosa che non esiste in nessuna legislazione italiana o europea, dove semmai si parla di “servizi di interesse generale”, ignorando che universali sono invece i diritti umani, come quelli all’istruzione, alla salute e quello ancor più fondamentale come il diritto all’acqua.
Un diritto che proprio quella politica e quei partiti denunciati da Ponti, si oppongono affinché venga riconosciuto come tale, perché vogliono che l’acqua potabile venga gestita privatamente come una merce e data in gestione alle multinazionali, alle banche, quotata in borsa e oggetto di speculazioni finanziare.
I diritti universali e la fiscalità generale, non il mercato e la quantità di soldi necessari, sono stati i principi ispiratori delle leggi per l’istituzione dei servizi pubblici.
Dall’antichità il diritto all’acqua potabile è stato il fondamento della civiltà e per tutto il novecento, per tutti i partiti di destra, di sinistra e di centro, la missione politica fu quella di consentirne l’accesso a tutti.
Credo che il professore si sia costruito una sua realtà, tutta ideologica, quando accusa i referendari e la lobby degli amministratori locali di voler abolire le gare che altrimenti sarebbero vinte da privati o “pubblici” più efficienti e che chiedono meno soldi.
Dove vive? Dove vede l’esistenza di questa lobby di amministratori/oppositori? dove vede l’efficienza dei privati?
Sappiamo benissimo le pecche del pubblico, ma la legge Ronchi l’hanno voluta proprio i partiti, quegli esponenti politici e quelle amministrazioni al centro dei perversi intrecci che stritolano la politica nel nostro paese.
Le privatizzazioni le hanno attuate da tempo proprio gli amministratori di destra e di sinistra delle regioni: Lazio, Liguria Emilia, Toscana, Umbria, Sicilia, Calabria ecc.. dove proprio quegli intrecci trasversali sono più evidenti.
In ogni caso l’efficienza del privato non si è manifestata affatto, i buchi di bilancio sono diventati delle voragini e nemmeno l’economicità dal momento che dall’inizio delle privatizzazioni le tariffe sono aumentate mediamente del 60% e gli investimenti si sono ridotti del 50%. Mentre se cerchiamo qualche gestione virtuosa la troviamo nel pubblico come a Milano.
La resistenza alla privatizzazione dei servizi idrici viene dai movimenti e da una minoranza di amministrazioni locali isolati e sottoposti a fortissime pressioni dei partiti ed è una resistenza mondiale ed europea. Parigi è tornata al pubblico, risparmiando 38 milioni di euro all’anno e diminuendo dell’8% le tariffe. A Berlino un referendum cittadino ha fermato la privatizzazione.
Ma di quale correttezza delle gare parla Marco Ponti?
Tutti sanno, a partire dall’Autority della concorrenza, che i servizi finiranno nelle mani di un cartello fatto da due multinazionali francesi: Suez/Gaz de France e Veolia/Edf e da 4 società italiane private e quotate in borsa: Acea, Hera; Iren, A2A, trasversalmente intrecciate nei capitali con la politica, con gli imprenditori Caltagirone, Pisante e con le banche Monte dei Paschi di Siena,ecc…
La realtà è che sulle privatizzazioni si giocano gli interessi economici trasversali tra centro destra e centro sinistra e le alleanze politiche tra il centro di Casini/ Caltagirone e il centro sinistra di Dalema/Coop/ Monte dei Paschi.
Dove vive il Prof. Ponti, consulente della Banca mondiale?
Come non vede che sono proprio le privatizzazioni l’elemento corruttivo della politica e della nostra società?
Che da tempo e in modo trasversale i partiti nel loro insieme operano affinché tutto finisca nel gorgo del privato? Che proprio i partiti e la maggioranza degli amministratori seminano l’avversione contro tutto ciò che è pubblico?.
Come non vedere che le privatizzazioni svuotano la sostanza democratica e costituzionale del paese di cui la neutralizzazione dei referendum è l’ultima visibile manifestazione? Come non vedere che alimentano l’individualismo, annullano l’accesso al diritto e spezzano ogni idea di comunità? Come non vedere che è in questo progetto di privatizzazioni che è maturata l’irresistibile ascesa di Berlusconi e matura il suo consenso?
Possiamo trovare una sede per confrontarci su questi argomenti, ma ora gli italiano hanno il sacrosanto diritto di recarsi al voto e di poter decidere.
Emilio Molinari
25.4.2011