Sull’edizione nazionale del Gazzettino del 4 luglio 2010 a pagina 18 c’è un interessante intervento di un assessore del PdL di Musile di Piave, Alberto Teso, riportato in calce, che ci permettiamo di commentare.
In primo luogo oggi parliamo di “privatizzazione” dell’acqua perché il controllo esclusivo e trentrennale di un privato non ha altro nome, ed è esattamente quanto il decreto Ronchi impone per legge entro data certa (tra l’altro questo configura un’azione di turbativa del mercato da parte dello Stato Italiano)
Per entrare nello specifico, il messaggio che ci pare l’assessore Teso candidamente intenda trasmettere è che nessuno, da destra a sinistra, si senta di assumersi il costo politico di aumenti in bolletta quantomai necessari a coprire altrettanto necessari investimenti sulla rete idrica. Come conseguenza, poiché è escluso che oltre agli onori la politica si accolli anche oneri, questa ultima delega il lavoro sporco ai privati: il giochino non è stato messo in moto solo per i servizi, ma anche per i grandi gruppi pubblici ora trasformati in SpA, come p.es. le ferrovie, le poste, etc, dove l’amministratore pubblico, non essendo politicamente in grado di efficentare la struttura, è ricorso ad un trasferimento di poteri abdicando anche alla potestà e al controllo. Alla faccia della politica come servizio…
Ringraziamo comunque l’assessore Teso per aver confermato pubblicamente quanto nel Forum sosteniamo ormai da anni, ovvero che il problema del servizio idrico integrato non è economico, ma politico: ad esempio una riduzione della spesa militare di pochi punti percentuale consentirebbe di coprire quei 60 miliardi necessari alla rete. L’Italia in questo senso partecipa alla commessa dei caccia bombardieri F35, di cui ne acquisterà 135 pagandoli dai 150 ai 250 milioni di euro l’uno, e tutta l’operazione cuba per oltre 25 miliardi, che lo Stato trasversalmente ha deciso di spendere in bombardieri atomici invece che nell’acqua del rubinetto del cittadino.
Ci sentiamo infine tranquilizzare quanti pensano di pagare poco di bolletta dell’acqua: i rincari sono dietro l’angolo, perché, se va come ovunque si sia proceduti a una privatizzazione di questo tipo, gli aumenti si aggirerano sull’ordine, come minimo, del 30%.
Visti i risultati della nostra raccolta firme, se l’assessore Teso approfondisse il significato di monopolio naturale e relativa privatizzazione con i suoi cittadini potrebbe forse avere qualche carta in più per farsi rieleggere.
Di seguito l’aricolo comparso sul Gazzettino
IL GAZZETTINO (ed Nazionale) Domenica 4 Luglio 2010,
POLEMICA
LA BATTAGLIA
DELL’ACQUA
Quella che oggi si chiama, un po’ drammaticamente, “privatizzazione dell’acqua”, nel 2003 veniva definita: “liberalizzazione dei servizi pubblici”. A chiamarla così era l’allora Presidente della Commissione Europea, Romano Prodi. Fu infatti sotto la presidenza Prodi che la Commissione approvò la cosiddetta Direttiva Bolkestein, dal nome del Commissario europeo per il mercato interno. Sulla scorta di tali previsioni, il centrosinistra al Governo, nel 2006, presentò il Ddl 772, a firma del ministro Linda Lanzillotta e sottoscritto anche dai ministri Di Pietro e Bersani.
Solo le forti pressioni di Rifondazione Comunista costrinsero il Governo ad inserire nel Ddl l’espressa esclusione del “servizio idrico”. Questo per dire che nessuno, tranne forse Rifondazione Comunista, può vantare sul tema una qualche illibatezza…
Nel merito della liberalizzazione, vorrei fornire alcuni dati. Ogni anno gli acquedotti italiani perdono “per strada” 2,61 miliardi di metri cubi di acqua, pari ad oltre il 30% del totale e che, secondo i dati Eurispes 2008, sarebbero addirittura pari al 42%. La media degli investimenti europei in tema di servizio idrico integrato è di 274 euro a metro cubo, mentre in Italia è di 107 euro al metro cubo, con una “gap” di mancati investimenti di euro 167 al metro cubo per utente.
Secondo l’Autority, per mettere a norma il nostro sistema idrico servono investimenti per 60 miliardi. Un ultimo dato: la tariffa media attuale in Italia è di 1,1 euro al metro cubo, una delle più basse d’Europa. Per fare un paragone, a San Francisco il costo è di 2 euro al metro cubo; 3,5 a Bruxelles; 4 a Parigi e addirittura 5 a Berlino (dove, per inciso, le perdite d’acqua sono del 7%…).
La strada dei maggior investimenti è, quindi segnata. Maggior investimenti significa, quindi, maggiore spesa. I privati, peraltro, possono decidere gli aumenti senza temere il voto degli elettori: quale sindaco avrebbe il coraggio di chiedere un aumento del 200% della bolletta?
Alberto Teso
Assessore PdL